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Vaccino e Post-Covid: confronto tra mortalità e nuove malattie

1. Mortalità per le principali malattie prima della pandemia

Secondo dati ISTAT relativi al quinquennio 2015–2019, le principali cause di morte in Italia erano:

  • Malattie cardiovascolari (infarti, ictus): circa 240.000–250.000 decessi/anno
  • Tumori (neoplasie maligne): circa 180.000
  • Malattie respiratorie croniche: circa 60.000
  • Diabete e malattie metaboliche: circa 30.000
  • Patologie epatiche, renali, neurologiche e autoimmuni: oltre 70.000

2. Influenza stagionale: impatto pre-Covid

Prima del Covid-19, l’influenza stagionale causava un numero rilevante di decessi:

  • In Italia, la stagione 2016-2017 ha registrato circa 24.000 decessi attribuibili all’influenza (fonte)
  • Nell’UE, si stimano oltre 27.600 morti annuali per complicanze influenzali (fonte)

3. L’impatto del Covid-19 sulla mortalità

Con l’arrivo della pandemia, la mortalità è aumentata sensibilmente:

  • Nel 2020 in Italia: +100.526 morti rispetto alla media 2015–2019 (fonte)
  • Morti Covid ufficiali nel 2020: 75.891
  • Morti Covid cumulative 2020–2023: oltre 227.000 (fonte)

4. Vaccinazione anti-Covid e presunti aumenti di malattie

Dopo l’inizio della campagna vaccinale, sono emerse ipotesi di un aumento di diagnosi o decessi per patologie gravi. Tuttavia, gli studi smentiscono tale legame:

  • Uno studio italiano su oltre 300.000 persone ha escluso un aumento della mortalità totale o cardiovascolare nei vaccinati (fonte)
  • Il rischio di miocardite post-vaccino è molto basso (0,3–5 casi ogni 100.000), con mortalità associata trascurabile (fonte)
  • Il rischio di miocardite da infezione Covid è più alto di quello post-vaccino (fonte)

5. Confronto tra influenza stagionale, Covid-19 e vaccinazione

Per comprendere meglio l’impatto della pandemia e della campagna vaccinale sulla salute pubblica, è utile confrontare il numero di decessi causati annualmente da tre eventi distinti: l’influenza stagionale, il Covid-19 e i (rarissimi) decessi potenzialmente collegabili ai vaccini anti-Covid.

Lettura del grafico:

  • Influenza stagionale: circa 24.000–27.000 decessi annui in Italia nei periodi pre-pandemici. Fonte
  • Covid-19: oltre 227.000 decessi accertati tra il 2020 e il 2023. Fonte
  • Vaccino anti-Covid: i decessi direttamente collegabili al vaccino sono estremamente rari. Studi internazionali stimano un rischio di eventi fatali inferiori allo 0,015% e comunque molto inferiore al rischio legato all’infezione da SARS-CoV-2. Fonte

Il grafico mostra chiaramente come il carico di mortalità provocato dal Covid-19 sia stato nettamente superiore rispetto all’influenza. Al contrario, la vaccinazione ha mostrato un eccellente profilo di sicurezza, con eventi avversi gravi estremamente rari e tassi di mortalità trascurabili rispetto ai benefici ottenuti nella prevenzione dei decessi.

6. Diagnosi post-vaccino: correlazioni apparenti

Numerosi casi di tumori, infarti o ictus si sono verificati dopo la somministrazione del vaccino, ma:

  • Il fenomeno è statistico: ogni giorno muoiono migliaia di persone per cause naturali, anche tra i vaccinati
  • I tassi nei vaccinati sono uguali o inferiori rispetto ai non vaccinati in studi controllati

7. Diagnosi e mortalità per tumori e malattie cardiovascolari: confronto pre e post-Covid

Tumori: ritardi diagnostici e incremento della mortalità attesa

Durante la pandemia da Covid-19 si è registrato un marcato calo delle diagnosi oncologiche precoci, dovuto principalmente alla sospensione dei programmi di screening, alla ridotta accessibilità agli ambulatori e alla paura del contagio. Secondo il rapporto “I numeri del cancro in Italia 2021” pubblicato da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), si stima che nel solo 2020 siano state diagnosticate circa 37.000 neoplasie in meno rispetto all’anno precedente, tra cui:

  • Tumore della mammella: circa 11.000 diagnosi in meno
  • Colon-retto: -4.300 diagnosi
  • Prostata: -2.300 diagnosi
  • Polmone: -2.000 diagnosi

Questi ritardi hanno avuto un impatto diretto sulla prognosi: secondo uno studio pubblicato sull’European Journal of Cancer, un ritardo di 3-6 mesi nella diagnosi può comportare una riduzione della sopravvivenza fino al 10-15% per alcuni tipi di tumore. Inoltre, dati ISTAT mostrano un aumento della mortalità oncologica nel biennio 2021–2022 rispetto al periodo 2015–2019, soprattutto nelle fasce d’età 60–79 anni.

Malattie cardiovascolari: decessi in aumento per ritardi nelle cure

Anche le patologie cardiovascolari hanno subito un effetto indiretto della pandemia. Durante il lockdown e nei mesi successivi, molti pazienti hanno rinunciato o ritardato l’accesso alle cure per sintomi cardiaci, temendo il contagio in ospedale. Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Epicentro ISS), tra marzo e maggio 2020 si è verificata una riduzione fino al 50% dei ricoveri per infarto miocardico acuto (IMA) rispetto allo stesso periodo del 2019.

Questo ha portato a:

  • Aumento della mortalità intraospedaliera per infarto: +30% nel 2020 (fonte)
  • Maggiore incidenza di complicanze cardiache post-infarto, per interventi tardivi o assenti
  • Ricoveri più gravi: molti pazienti sono arrivati in ospedale già in condizioni critiche

Nel triennio 2020–2022, ISTAT ha registrato un lieve ma significativo aumento della mortalità per cause cardiovascolari, anche se in parte mascherato dall’elevato numero di decessi attribuiti direttamente al Covid-19 (spesso in pazienti con patologie preesistenti).

Conclusioni

L’effetto della pandemia non si è limitato ai decessi per Covid-19, ma ha avuto conseguenze rilevanti anche sulla gestione delle malattie croniche più diffuse. Il ritardo nelle diagnosi oncologiche e nella cura delle malattie cardiovascolari ha contribuito a un incremento della mortalità indiretta, che solo oggi inizia a emergere in modo più chiaro nei dati epidemiologici post-pandemici.

  • Il Covid-19 ha causato una mortalità eccezionalmente alta, superiore a tutte le patologie stagionali note
  • I vaccini anti-Covid non hanno determinato un aumento di malattie gravi: i dati disponibili escludono un legame causale
  • L’influenza stagionale resta significativa, ma è nettamente meno impattante della pandemia Covid-19

Un’interpretazione corretta dei dati richiede prudenza: le coincidenze temporali non sono sempre indice di causalità. I grandi numeri della vaccinazione spiegano perché si osservano eventi naturali in prossimità temporale dell’iniezione, senza che il vaccino ne sia la causa.

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