Disturbi sensoriali e demenze: ci sono correlazioni?

Dott.ssa Valentina VoloĀ ~Ā Psicologa dell’area Neuropsicologica
Pubblicazione ā€“ ANNO 4 N.35 MAGGIO 2021 ā€“Ā ISSN: 2612/4947

La diagnosi di demenza

Quando si parla di demenza ci si riferisce alla perdita delle funzioni cognitive, come memoria e altre abilitĆ  (parlare, muoversi, pensare e ragionare, riconoscere ed orientarsi) ed ĆØ una condizione cosƬ severa da interferire con in modo significativo con le attivitĆ  lavorative, sociali, relazionali e con la qualitĆ  della vita.

Una condizione precedente alla diagnosi di demenza, posta al limite tra lā€™invecchiamento normale e gli inizi di una vera e propria patologia ĆØ definibile ā€œdisturbo cognitivo lieveā€ (Mild Cognitive Impairment, MCI), il quale ĆØ caratterizzato principalmente da un piĆ¹ lieve deterioramento della memoria con risparmio di altri domini cognitivi, non inficia sullā€™autonomia quotidiana.

Al fine di effettuare una corretta diagnosi e quindi di individuare la tipologia di MCI o, nei casi piĆ¹ gravi, di demenza ĆØ necessario analizzare almeno tre aspetti principali:

  1. Deficit cognitivi riportati dal paziente stesso e/o dai caregivers
  2. Esami strumentali indaganti gli eventuali cambiamenti morfologici e strumentali
  3. Cambiamenti comportamentali

La concomitanza di questi tre aspetti determina, oltre che un cambiamento cognitivo nelle prestazioni del soggetto anche un cambiamento, spesso piĆ¹ invalidante, a livello sociale e di qualitĆ  di vita.

Spesso perĆ², questa nuova condizione neurocognitiva ĆØ accompagnata anche da difficoltĆ  sensoriali, quali ad esempio lā€™ipoacusia o lā€™ipovisione.

In molti casi infatti le prime manifestazioni dellā€™etĆ  che avanza sono proprio riscontrabili a livello sensoriale con una perdita, lenta e progressiva, principalmente di due sensi, non sempre in concomitanza: la vista e lā€™udito.

Ipoacusia: Manifestazioni cliniche, diagnosi e trattamento

Durante lā€™invecchiamento, sia esso normale che patologico, ĆØ frequente osservare una progressiva riduzione dellā€™abilitĆ  uditiva. Si conta infatti che circa il 40% dei soggetti sopra i 65 anni cominciano a manifestare queste difficoltĆ , percentuale che cresce notevolmente (circa 80%) se si considerano invece i soggetti in terza etĆ .

Nella societĆ  contemporanea la comunicazione svolge un ruolo fondamentale, ĆØ quindi immediato pensare quanto la perdita uditiva correlata allā€™etĆ  infici profondamente la comunicazione verbale, che a sua volta interferisce negativamente nelle relazioni interpersonali con una conseguente notevole riduzione della qualitĆ  della vita.

Quando si parla di sorditĆ  legata allā€™ĆØtĆ , o di presbiacusia, ci si riferisce a una tipologia di ipoacusia neurosensoriale, la qualefa riferimento a due problemi distinti: una perdita (sensoriale) legata allā€™orecchio interno o coclea e una perdita (neurale) che coinvolge il nervo uditivo, anche se comunque le ipotesi eziopatogenetiche sono diverse e non sempre in accordo tra loro.

ƈ bene ricordare che ĆØ possibile che il deficit sia solo monolaterale oppure bilaterale.

Le manifestazioni cliniche dellā€™ipoacusia neurosensoriale sono:

  • Recruitment, che consiste nella distorsione dellā€™intensitĆ  del suono a partire dalla minima soglia uditiva
  • Percezione di suoni ovattati
  • DifficoltĆ  a seguire la conversazione in ambiente rumoroso, peggiorata dalla conservazione dei toni gravi, che contribuisce ad esaltare la percezione del rumore di fondo ambientale
  • NecessitĆ  che lā€™interlocutore parli in modo piĆ¹ lento, scandito e a un volume piĆ¹ alto

Tutte queste manifestazioni si traducono in difficoltĆ  per il soggetto anziano: relazionarsi con i propri cari e con il mondo esterno diventa difficile e talvolta pericoloso a causa di fraintendimenti o di situazioni che possono metterlo a rischio (es. attraversare la strada).

Diventano quindi molto frequenti fenomeni di isolamento, dipendenza e frustrazione, aggravati dalla scarsa percezione che hanno gli anziani di questa situazione, a cui consegue una bassa compliance nellā€™attuazione delle metodiche riabilitative, quali ad esempio le protesi. Questo aspetto non ĆØ per niente banale e scontato perchĆ© spesso lā€™attribuire questa condizione (che ricordiamo essere progressiva, quindi difficile da delineare) semplicemente allā€™etĆ  che avanza porta a sottostimarne la gravitĆ .

Le capacitĆ  verbali e uditive possono essere aggravate anche dalla possibile coesistenza di patologie, molto comuni in etĆ  avanzata, di tipo vascolare o degenerativo (es. ictus o Malattia di Alzheimer).

Considerando quindi che queste difficoltĆ  puramente uditive sono spesso in concomitanza con altre condizioni patologiche critiche insorte con lā€™avanzare dellā€™etĆ , esse vanno a sommarsi a problemi di concentrazione, di attenzione e di memoria, tipiche del declino cognitivo. 

Non bisogna perĆ² tralasciare anche le difficoltĆ  di comprensione: il mascheramento in frequenza e nel tempo, tipico della presbiacusia, tende a ridurre il contrasto temporale e spettrale, fondamentale per il mantenimento del contenuto informativo della voce, di conseguenza il soggetto presenterĆ  una discrepanza tra la capacitĆ  di udire i suoni e quella di comprenderli, specialmente in ambienti rumorosi.

Al fine di effettuare una corretta diagnosi per ipoacusia esistono diversi test strumentali fondamentali soprattutto per la protesizzazione acustica, ma anche questionari con lo scopo di indagare le difficoltĆ  nelle diverse condizioni di ascolto e il grado di motivazione al superamento di queste, approfondendo gli stili di vita e le relazioni del soggetto.

Ipovisione: Manifestazioni cliniche, diagnosi e trattamento

Per ipovisione si intende una condizione di ridotta capacitĆ  visiva, bilaterale ed irreversibile, tale da condizionare ed invalidare lā€™autonomia dellā€™individuo. Un soggetto ipovedente quindi ha un livello di capacitĆ  visiva insufficiente per svolgere le attivitĆ  quotidiane.

Come per lā€™apparato acustico, anche lā€™occhio presenta le sue complessitĆ  strutturali e funzionali, sono quindi molteplici le patologie ad esso legate (di natura e manifestazione diversa). In termini generali, comunque, potremmo individuare come causa dellā€™ipovisione una menomazione o unā€™alterazione agli organi, alle strutture o alle funzioni riguardanti la vista.

La classificazione dei deficit visivi va dallā€™ipovisione, con una riduzione delle proprie capacitĆ  visive con un visus inferiore ai 3/10 ed un residuo perimetrico binoculare inferiore al 60%, fino alla cecitĆ  totale.

Tutte le patologie a carico dall’apparato visivo, dagli annessi alle vie visive e dall’area corticale visiva, possono essere responsabili di disabilitĆ  visiva (la cataratta al momento ĆØ la causa principale di disabilitĆ ). Queste condizioni sono accompagnate, con lā€™avanzare dellā€™etĆ , da fenomeni fisiologici di deterioramento che influiscono sulla funzionalitĆ  di questi organi.

Dal punto di vista funzionale ĆØ possibile identificare tre tipologie di ipovisione: 

  • ipovisione centrale (compromissione soprattutto della funzione all’area maculare, es. maculopatie)
  • ipovisione periferica (es. patologie del nervo ottico come il glaucoma riducono la percezione del campo visivo) 
  • ipovisione mista

Se lā€™ipoacusia viene definita una ā€œmalattia silenziosaā€ che spesso lā€™anziano tende a mascherare con meccanismi di compenso, lā€™ipovisione risulta fin da subito molto piĆ¹ invalidante, sviluppandosi in maniera bilaterale. I meccanismi di compensazione si attuano piĆ¹ difficilmente e compaiono da subito la perdita di autonomia, di operativitĆ , gli atteggiamenti di dipendenza, di insicurezza e di rinuncia sviluppando anche in questo caso un atteggiamento di isolamento, di ansia e di depressione che gravano sulla qualitĆ  di vita dellā€™anziano e dei caregivers.

Inoltre, la distorsione sensoriale che ne deriva puĆ² condurre anche alla percezione di realtĆ  che non esistono, configurando quadri di allucinazione che possono mettere in pericolo lā€™anziano.

Ulteriori situazioni di pericolo sono date anche dai deficit percettivi che ne conseguono, quali ad esempio erroneo posizionamento degli arti durante la deambulazione o la distorsione percettiva delle distanze.

Le manifestazioni principali dellā€™ipovisione sono infatti:

  • Riduzione della sensibilitĆ  ai contrasti
  • Riduzione della percezione delle immagini rispetto al contesto e dei colori
  • Riduzione della percezione del movimento, delle distanze e della profonditĆ 
  • Ridotto assorbimento della luce e facilitĆ  di abbagliamento

Nel caso dellā€™ipovisione la compliance nellā€™attuazione delle metodiche riabilitative ĆØ maggiore, essendo il disturbo piĆ¹ invalidante anche se questo non significa che la nuova condizione di vita sia accettata facilmente, ecco perchĆØ, come nellā€™ipoacusia, ĆØ fondamentale lā€™intervento psicologico e riabilitativo mirato a superare lā€™iniziale stato depressivo e ad ā€œimparareā€ a convivere con la disabilitĆ . 

Tutti questi interventi sono fondamentali per accrescere la motivazione in persone che, non dimentichiamolo, spesso presentano ulteriori comorbilitĆ  altrettanto invalidanti.

In entrambi i casi, ipovisione e ipoacusia, dopo la valutazione eseguita dagli specialisti si procede a livello funzionale con la riabilitazione protesica piĆ¹ adeguata, prima di passare a considerare le implicazioni cognitive e psicologiche.

Deficit sensoriali: correlati neurocognitivi con le demenze

ƈ fondamentale distinguere tra invecchiamento e decadimento cognitivo: puĆ² infatti esistere un affievolimento della capacitĆ  mnesica che non viene considerata patologica e che non tende a peggiorare col tempo. Il decadimento cognitivo, individuabile come MCI o, negli stadi avanzati, determinato dalla demenza, ĆØ invece un fenomeno progressivo caratterizzato da alterazioni anatomo-patologiche precise e che ha un substrato fisiopatologico ben individuato.

Durante lā€™invecchiamento, sia esso sano che, soprattutto, nel caso di quello patologico aumenta il consumo di risorse cognitive. 

Nel dettaglio, ad esempio: 

  • Diminuisce la plasticitĆ  cerebrale, tipico del declino dello schema ā€œsviluppo-culmine-decadimentoā€ delle nostre abilitĆ  cognitive
  • Si incrementa, di conseguenza, il carico cognitivo per compensare e far fronte alle difficoltĆ 
  • Lā€™isolamento e le manifestazioni psicologiche portano ad una riduzione degli stimoli ambientali che influisce negativamente sugli altri due aspetti
  • Diminuisce la memoria di lavoro e le abilitĆ  di processamento, rendendo piĆ¹ complesse anche le attivitĆ  quotidiane
  • Diminuisce lā€™attenzione e le abilitĆ  di usare il contesto linguistico

Il decadimento di queste abilitĆ  cognitive influenza oltre che la prestazione del soggetto anche i cambiamenti morfologici del cervello e viceversa.

Nello specifico, quando parliamo di udito il discorso si complica. ƈ infatti difficile e riduttivo localizzare le abilitĆ  uditive perchĆ© quando ascoltiamo una parola non si attiva soltanto la corteccia uditiva, necessaria per ā€œsentireā€, ma si attivano in contemporanea innumerevoli aree deputate alla ā€œcomprensioneā€ che si collegano tra loro mediante il significato della parola da un punto di vista quindi semantico o cognitivo. 

Uno stimolo uditivo non ĆØ semplicemente unā€™informazione ascoltata e, forse, compresa, ma attiva nel cervello innumerevoli altri significati aumentandone lā€™impatto cognitivo. 

Ad esempio, quando udiamo la parola ā€œmammaā€ si attiva la corteccia uditiva, necessaria appunto al sentire, ma in contemporanea questa accende sensazioni, ricordi e vari collegamenti culturali che attivano diverse zone cerebrali, quali ad esempio i lobi temporali o lā€™amigdala.

Lā€™aspetto interessante della percezione uditiva ĆØ che vale anche la relazione opposta, ossia anche i processi cognitivi possono influire sulla percezione del suono.

Questa considerazione ĆØ fondamentale ai fini diagnostici perchĆ© oltre allā€™utilizzo dellā€™audiogramma che misura lā€™udibilitĆ , diventa indispensabile valutare anche lā€™intelligibilitĆ  del parlato cosƬ da approfondire due aspetti importanti: quelli dellā€™elaborazione uditiva nel sistema nervoso centrale e quelli cognitivi come ad esempio la memoria di lavoro.

Basti pensare che, come confermano recenti ricerche, il legame tra cervello e ascolto ĆØ cosƬ tanto stretto che in una situazione di rumore la capacitĆ  di comprendere il parlato sia prima influenzata dagli elementi cognitivi (quali appunto la MdL o lā€™elaborazione a livello centrale) e solo dopo dallā€™effettiva capacitĆ  uditiva.

Questo dimostra che il legame oltre ad essere molto stretto ĆØ anche bidirezionale perchĆ© se lo stimolo uditivo ĆØ importante per attivare tutta la corteccia cerebrale, i processi cognitivi sono importanti per influenzare il ā€œcomeā€ si sente.

Questo dispendio di energie e di lavoro mentale ĆØ ulteriormente influenzato dai cambiamenti morfologici cerebrali che si verificano durante lā€™invecchiamento e che, come si ĆØ preso in esame prima, sono a loro volta influenzati e determinati dal calo dellā€™udito, come se si creasse una sorta di circolo vizioso. 

Questo aspetto ĆØ stato preso in considerazione da uno studio longitudinale che ha dimostrato come il deficit uditivo si accompagni a unā€™accelerazione dellā€™atrofia cerebrale, con una riduzione sensibile del volume cerebrale complessivo e una piĆ¹ marcata riduzione nelle zone del giro temporale superiore, mediano e inferiore (critiche per lā€™elaborazione uditiva) oltre che coinvolgere anche numerose altre capacitĆ  cognitive.

Inoltre, la ridotta stimolazione sonora del cervello determina una piĆ¹ rapida perdita dei compensi cognitivi e una ridotta connettivitĆ  cerebrale, fenomeno alla base della perdita della riserva cognitiva. 

La conseguenza che comporta tutto ciĆ² ĆØ un carico cognitivo costantemente elevato che riduce la quota di risorse cerebrali a disposizione per lā€™elaborazione di tutti gli altri dati.

Anche lā€™isolamento sociale, e la conseguente riduzione della qualitĆ  di vita, potrebbero influenzare il legame tra alterazioni cerebrali e perdita uditiva. La solitudine, il ritiro sociale e il conseguente stato depressivo infatti sono considerati dei fattori di rischio per i disturbi cognitivi.

Anche nei casi in cui lā€™invecchiamento procede senza diagnosi di demenza il calo dellā€™udito ĆØ comunque correlato a una funzionalitĆ  cognitiva piĆ¹ scarsa. A conferma di ciĆ², lā€™epidemiologo Lin (2011) ha testato per dodici anni oltre 600 anziani senza unā€™iniziale diagnosi di demenza che si erano sottoposti a un test audiometrico.

Lā€™interessante scoperta che ha portato questo studio ĆØ stata che un deficit uditivo lieve, moderato o grave si associava a un rischio di deterioramento cognitivo rispettivamente di due, tre e cinque volte piĆ¹ elevato rispetto a quello di chi non aveva problemi di udito. La correlazione resta anche tenendo conto di altri fattori di rischio, dallā€™etĆ  al sesso, dalla presenza di diabete allā€™ipertensione (segno particolarmente forte).

Le considerazioni fatte finora possono essere estese anche ai deficit visivi, in quanto anche in quei casi lo sforzo per compensare lā€™abilitĆ  persa ĆØ maggiore, il carico cognitivo non sempre riesce a compensare adeguatamente e il calo prestazionale diventa facilmente misurabile. Anche la vista, infatti, ĆØ sostenuta, e sostiene, diversi processi cognitivi fondamentali quali ad esempio la percezione, senza la quale avremmo serie difficoltĆ  a muoverci nello spazio, questo comporta non solo un calo cognitivo ma, come si sottolineava prima, anche un calo di qualitĆ  di vita. Lā€™ipoacusico non si relaziona con gli altri perchĆ© non ci riesce piĆ¹, lā€™ipovedente non si relaziona con gli altri perchĆ© magari ha difficoltĆ  a muoversi: lā€™influenza dellā€™isolamento e il peggioramento della qualitĆ  di vita sono, purtroppo, medesimi.

Alla luce di quanto ĆØ emerso quindi, oltre a poter confermare lo stretto legame tra deficit sensoriali e deterioramento cognitivo, possiamo anche affermare che piĆ¹ gli interventi riabilitativi (con una corretta diagnosi e successivamente con la prescrizione di protesi adeguate) sono tempestivi piĆ¹ si potrebbe rallentare se non evitare lā€™insorgere della demenza.

Lā€™uso di protesi adeguate infatti, oltre che migliorare la qualitĆ  di vita dei soggetti, influisce anche sulla performance cognitiva, andando ad intervenire, se prescritte tempestivamente, su quello che prima abbiamo definito come una sorta di circolo vizioso.

Intervento neuropsicologico: la stimolazione sensoriale

Lā€™intervento neuropsicologico risulta fondamentale, soprattutto a fronte del legame tra i deficit sensoriali e le demenze, ma ĆØ secondario, ovviamente, a una corretta diagnosi di tale difficoltĆ  da parte degli specialisti.

Una volta individuato il problema ed effettuata la riabilitazione protesica, si puĆ² procedere con una valutazione cognitiva volta ad indagare quali degli aspetti cognitivi sopracitati cominciano a risultare deficitari e quali invece rimangono come punti di forza su cui lavorare per compensare le abilitĆ  deficitarie.

Ricordiamo infatti che una valutazione neuropsicologica per essere corretta deve tenere conto di tutti gli aspetti, sia quelli primari che riguardano il soggetto e le difficoltĆ  da lui riportate, che quelli secondari come il setting adeguato. Se, infatti, ci si trova davanti a un paziente che ha, o si presume possa avere, deficit sensoriali non si deve sottovalutare ad esempio la corretta illuminazione e insonorizzazione della stanza dove si svolge la valutazione. O ancora, assicurarsi che il paziente metta le protesi e che siano accese (nel caso di quelle acustiche) e pulite (nel caso di quelle visive). 

Come ĆØ stato ribadito in precedenza, il senso ĆØ lā€™ultimo stadio, viene prima la comprensione e lā€™elaborazione degli stimoli che devā€™essere facilitata con questi piccoli accorgimenti.

Considerati tutti questi aspetti ed effettuata una prima valutazione si puĆ² procedere con il trattamento.

Negli stadi iniziali si puĆ² puntare a potenziare tutte le funzioni che possano compensare il deficit sensoriale fornendo anche sostegni e strumenti di supporto che vanno dai piccoli accorgimenti come leggere testi con caratteri piĆ¹ grandi oppure facilitare la conversazione lavorando sui turni cosƬ da evitare il rumore e lā€™accavallarsi di informazioni.

Negli stadi piĆ¹ avanzati, quando i deficit sensoriali sono ormai accompagnati anche dalla demenza si potrebbe proporre la stimolazione sensoriale.

Questo tipo di trattamento risulta efficace negli stadi avanzati perchƩ va ad utilizzare e a stimolare i sensi, non deficitari, e non necessitƠ di abilitƠ cognitive che a questo stadio risulterebbero residue.

Il trattamento infatti avviene in un ambiente multisensoriale, in cui vista, tatto, udito, olfatto e gusto sono stimolati a tal punto da permette di ā€œraggiungereā€ le memorie piĆ¹ profonde, le emozioni e i ricordi relativi al sĆ© e alla propria vita. 

Questa stimolazione produce un effetto calmante, stimolante e rilassante in quei pazienti in cui i disturbi comportamentali, sommati ai deficit cognitivi, spesso sono difficili da gestire.

Conclusioni

Da quanto ĆØ stato preso in esame emerge un chiaro e stretto legame tra lā€™insorgenza di deficit sensoriali e il declino cognitivo. Lā€™uno influenza lā€™altro, condizionando tutti gli aspetti di vita quotidiana e determinando cambiamenti non sempre facili da accettare.

Lā€™accettazione del nuovo stato di disabilita ĆØ infatti il primo fondamentale passo per riappropriarsi della propria autonomia e per ā€œdifendereā€ il piĆ¹ possibile il proprio cervello dallā€™influenza negativa di queste patologie ā€œsilenzioseā€.

Anche lā€™utilizzo di protesi risulta fondamentale nel progredire dellā€™invecchiamento patologico che, accompagnato dalla stimolazione neurocognitiva, puĆ² essere notevolmente rallentato.

Come ci ricorda lo studio di Houston del 2006 sulle demenze e i deficit sensoriali, le accortezze per facilitare lā€™accettazione e la riabilitazione sono poche ma fondamentali.

Si va dalla semplice manutenzione delle protesi, alla rassicurazione spiegando alla persona con demenza cosa sta succedendo (soprattutto nei casi in cui i deficit sensoriali sfociano in allucinazioni).

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6 commenti

  1. Luca Salvi

    Ottimo articolo, sarĆ  utilizzato per la mia tesi di laurea.

  2. Dott. Vincenzo Giardina

    Complimenti per l’articolo. Argomentato e strutturato molto bene.

  3. Dott. Roberto Amato

    Congratulazioni Dott.ssa Volo.

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