Africa: trovate elevate concentrazioni di metano in un piccolo lago

Il bacino, situato nella Rift Valley (Kenya), è stato studiato dall’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con Cnr-Igg e Cnr-Irbim, le Università di Firenze e di Calabria e studiosi kenioti, spagnoli, inglesi e tedeschi. La scoperta aggiunge un tassello importante alla comprensione dei processi alla base della produzione di questo gas in acque lacustri superficiali e ossigenate. I risultati sono pubblicati su Communication Biology.

Una spedizione scientifica nella Rift Valley dell’Africa orientale (Kenya) ha portato alla scoperta di una concentrazione straordinariamente elevata di metano, (fino a 156 µmol L-1 nelle acque superficiali ossigenate),  in un piccolo lago vulcanico. Le acque di questo lago, stabilmente stratificato, mostrano un elevato contenuto di carbonato di sodio, con un pH estremamente basico. I profili verticali dei gas disciolti e la loro firma isotopica hanno chiaramente mostrato un’origine biogenica del metano. 

“Il metano è un gas serra ancora più potente dell’anidride carbonica, per questo particolare attenzione viene data in questi ultimi anni allo studio di quei processi che ne determinano l’aumento dell’emissione da parte degli ecosistemi naturali (es. scioglimento dei suoli ghiacciati). A livello globale il contributo alle emissioni di metano da parte dei laghi è di rilevante importanza, seppur rimangano ancora alcune incertezze su quali siano i processi che regolino la dinamica del metano nelle acque superficiali, in presenza di ossigeno”, spiega Stefano Fazi dell’Istituto di ricerca sulle acque, responsabile dello studio pubblicato sulla rivista open access Communication Biology parte del Nature Portfolio.
“Nel caso del lago africano abbiamo analizzato le variazioni delle caratteristiche geochimiche delle acque e la struttura della comunità microbica e abbiamo rilevato un’importante fioritura di cianobatteri associata a elevate concentrazioni di microrganismi metanogeni (sia idrogenotrofi che acetoclastici). Siamo pertanto giunti a definire un modello di funzionamento del bacino. La maggior parte dei microrganismi si trovano all’interno di aggregati sospesi che promuovono le interazioni tra batteri, cianobatteri e archaea. Inoltre, la sedimentazione degli aggregati ha un ruolo fondamentale nel collegare i compartimenti lacustri”, aggiunge Fazi. 

In un lago meromittico, (dove le acque superficiali non si rimescolano con quelle del fondo, creando due zone sovrapposte con condizioni fisiche e chimiche differenti), ed eutrofizzato, le caratteristiche geologiche, l’origine delle fonti di carbonio e i profili della comunità microbica concorrono a generare una produzione di metano eccezionalmente elevata. Un aspetto, questo, assai importante se si pensa che l’eutrofizzazione caratterizza circa il 50% di tutti i laghi del mondo.

COMUNICATO STAMPA- CNR

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