Piccoli scrittori liberi tra cibo emozioni e sport

Racconti che possono indurre il prossimo a riflettere e a rinascere

Classe 2F Scuola Secondaria di Primo Grado Rita Levi Montalcini, Afragola. A cura della prof.ssa Felaco Giuseppina (biologa nutrizionista – insegnante di sostegno e metodo) e prof.ssa Daniela Noletta (insegnante di lettere).

LA STORIA DI CHIARA

C’era una ragazza di nome Chiara di 12 anni che aveva un rapporto particolare col cibo, amore e odio, una linea così sottile… La mia giornata inizia alle ore 7:10 , senza fare colazione, per merenda, di solito, mangio una crostata all’albicocca oppure i mini oreo. A pranzo, di solito mangio solo il secondo, il petto di pollo oppure una semplice cotoletta con vari contorni a base di verdure, in giorni alterni mangio la pasta con i legumi, a cena o a pranzo. La mia merenda varia in giorno in giorno, tra frutta come kiwi, ciliegie, banane e mele, “schifezze” dolci varie, come cioccolata artigianale, nutella o “schifezze” salate come patatine, cracker salati eccetera. Nel weekend mi lascio andare bevendo coca cola e magari mangiare una pizza. In questo periodo chiara si sentiva molto insicura col suo corpo in estate era alle porte, non aveva mai avuto il coraggio di mettere il costume a due pezzi, aveva sempre indossato un costume intero, ma l’anno scorso prese coraggio di mettersi in mostra con un costume a due pezzi. Quest’anno non riesce ad accettarsi, e come ci fosse un blocco dentro di lei che non le permette di andare avanti. Non c’è stato un episodio che l’ha segnata particolarmente, è solo una cosa nella sua testa, lo fa solo per sentirsi bene con se stessa. Quest’anno nonostante sia insicura del suo corpo ha deciso di acquistare un costume a due pezzi, magari può essere un mezzo per acquisire più sicurezza. La causa che la rende più insicura è il gonfiore. Inoltre, lei decise di fare un paio di esercizi per fare un po’ di movimento. Tutto cambiò quando un giorno, guardandosi allo specchio, Chiara finalmente riuscì ad essere un po’ fiera di sé stessa. A chiunque stia leggendo, non cambiare mai per gli altri ma sempre per migliorare la propria persona, per diventare una persona migliore, esemplare per se stessi. Contate sempre su voi stessi in qualunque momento, e non permettete ai pensieri e alle emozioni negative di strangolarvi.

(scritta da Chiara Funicola)

LA STORIA DI GIOVANNI

Un ragazzo di nome Giovanni aveva sempre avuto un corpo snello e un aspetto delicato. Giovanni era timido e insicuro, spesso tormentato dai suoi compagni di scuola per la sua magrezza. Si sentiva fuori luogo e desiderava poter trasformare il suo corpo e guadagnare fiducia in sé stesso. Un giorno, mentre vagava sul web, si imbatté in un post di una palestra locale. Decise di provare per vedere se ci sarebbero stati dei cambiamenti nel suo aspetto e così pieno di speranza, si iscrisse. All’inizio, si sentiva fuori posto perché era più snello e meno palestrato in confronto agli altri atleti che sembravano molto più forti e sicuri di sé a differenza sua. Ma Giovanni era molto determinato a cambiare il suo aspetto fisico. Con l’aiuto di due professionisti, un allenatore e un nutrizionista, Giovanni iniziò a seguire un programma di allenamento e una nutrizione sana. L’allenamento serviva per aumentare la sua forza e la sua massa muscolare. All’inizio, ogni ripetizione era un’impresa per lui, all’ inizio non ne riusciva a farne neanche due e quindi mollò e, appena uscito dalla palestra, non riuscì a non mangiare delle belle patatine fritte con ketchup e maionese. Dopo alcuni mesi, sentiva il bisogno di andare in palestra, ma faceva ancora più fatica di prima. Nonostante ciò, Giovanni non si arrese. Giorno dopo giorno, spingendosi oltre i suoi limiti e senza fare sgarri, la nutrizionista era fierissima di Giovanni. Dopo un mese, si iscrisse alla palestra un ragazzo della stessa età di Giovanni di nome Matteo. Strinsero una forte amicizia. Giovanni e Matteo cominciarono a notare i primi loro cambiamenti. I loro muscoli si rafforzavano sempre di più mentre il loro corpo cominciava a prendere forma ed avere un aspetto più decente. Giovanni iniziò a percepire che il suo atteggiamento mentale cambiava e che diventava più maturo. L’attività fisica costante gli dava una maggiore fiducia in sé stesso. Si sentiva pieno di energie, era più determinato.  Pian piano che il suo corpo si trasformava, Giovanni non era più il ragazzo timido e insicuro. Si sentiva a suo agio nel suo corpo ormai era contentissimo e la sua sicurezza interiore si rifletteva anche nelle sue relazioni. Non aveva più paura di mettersi in mostra o di togliersi la maglia in spiaggia. Dopo qualche mese, Giovanni e Matteo decisero di iscriversi a Mma, però mentre si allenavano, continuavano ad aumentare sempre di più la loro massa muscolare; ormai erano molto fieri di sé stessi e degli obiettivi che avevano raggiunto e non erano più insicuri così si godevano la vita senza vergognarsi del loro aspetto fisico.

(scritta da Giovanni Laezza)

LA STORIA DI BIANCA

Ciao, sono Bianca, è vi racconto la mia storia. Inizia tutto da quando postai un video di me sui social, non l’avevo mai fatto fino ad allora, perché non ero sicura di me stessa quel video fece più di mille visualizzazioni più aumentavano, di più aumentavano gli insulti di commenti discriminatori dicendo che ero obesa e brutta, la mia vita da quel momento cambiò non mi vedevo più allo stesso modo di prima, quando uscivo mi sentivo osservata e a disagio pensando che tutti avessero guardato quel video e iniziai a non uscire più di casa e a chiudermi in me stessa, iniziai a non andare più a scuola perché  quel posto che prima mi dava il sorriso ora era un posto brutto e buio, è vero non ero una persona bellissima di aspetto ma credo che non me lo meritavo tutto questo, inizio a non mangiare più né a pranzo e né a cena perdo tanti chili fin quando un giorno decisi di uscire e svengo mi portarono in ospedale è i medici dissero a i miei genitori che stavo in condizioni pietose disidratata e senza mangiare da qualche settimana, mi portarono da un psicologo che dice che avevo una grave forma di depressione, mi ricoverano i ospedale e i medici e la famiglia e i miei amici mi aiutarono a superare questo momento difficile, grazie a queste persone inizio di nuovo a mangiare e grazie anche alla nutrizionista iniziai a fare una dieta salutare e ad iniziare a fare attività fisica li inizio a vedere cambiamenti del mio fisico e a stare bene anche mentalmente la mia vita è cambiata grazie a loro perché sola non c’è l’avrei mai fatta. 

(scritta da Felicia Chianese)

LA STORIA DI LEONARDO 

Leonardo è un ragazzo di 13 anni, frequenta la seconda media. È alto e grasso e ama giocare tutti giorni ai videogiochi, ogni volta che torna da scuola. Quando sua madre gli prepara da mangiare lui è sempre il primo a sedersi a tavola, non riesce mai a contenersi quando vede il cibo. La madre ha provato diverse volte a convincerlo a mangiare di meno. Leonardo si sveglia sempre presto per fare colazione prima degli altri. I medici gli dissero di avere un disturbo alimentare abbastanza grave, nonostante ciò, lui continuò aumentando anche le dosi. Gli amici lo prendevano in giro e lo insultavano, perché mangiava sempre tutte le loro merendine. Un giorno però, Leonardo decise di superare questo forte limite che lo opprimeva, e quindi iniziò a seguire i consigli del medico. Iniziò chiedendo alla madre di poter iniziare un corso di attività fisica, così da collegare anche un percorso di educazione alimentare. Cominciò a portare a scuola barrette integrali, frutta e verdura. Leonardo fiero di sé, cercò di convincere anche i suoi amici a mangiare sano, ma loro non accettarono i consigli, e continuarono ad insultarlo sempre di più. La professoressa di matematica, che è una nutrizionista, fu d’accordo con lui. Cosicché il giorno dopo, l’insegnante andò dal direttore scolastico, per chiedere se potesse togliere tutti i cibi spazzatura dai distributori, e sostituirli con cibi salutari. Dopo due giorni, i distributori erano pieni solo di barrette salutari e frutta. Leonardo era felice, anche perché alcuni studenti della scuola cominciarono a portare solo cibi sani. Leonardo dopo qualche mese dimagrì molto, ed insieme ad altri suoi amici invitarono altri studenti della scuola a seguire questo loro meraviglioso stile di vita raggiunto. Infine, si riunirono tutti insieme nell’atrio della scuola prima e prima che suonasse la campanella fecero festa, e tutti ringraziarono Leonardo per il suo aiuto e i suoi grandi gesti.

(scritta da Emmanuel Russo, Gianluca Faranda e Antonio Renzi)

LA STORIA DI LUISA

C’era una volta una ragazza di nome Luisa, che fin da piccola era ossessionata dallo sport. Sin dai primi passi, Luisa mostrò un talento innato per la ginnastica artistica e dedicò ogni momento libero a praticare questa disciplina. Partecipa a competizioni e allenamenti senza sosta, trascorrendo ore ed ore in palestra. La passione di Luisa per lo sport era cosi intensa, che finí per consumare e bruciare gran parte del suo tempo e delle sue energie. Trascorreva meno tempo con la famiglia e gli amici, trascurava i suoi interessi e non si prendeva nemmeno una pausa per rilassarsi. Il suo obiettivo era diventare la migliore in tutto ciò che faceva, senza preoccuparsi delle conseguenze. Con il passare degli anni, nonostante avesse ottenuto grandi successi nello sport, non si sentiva realizzata come sperava. Incontrò persone che la ammiravano per la sua passione, ma non per la sua personalità. Questo la fece riflettere, e si rese conto che stava mettendo troppe aspettative sullo sport come unico motore della sua vita. Un giorno Luisa fece una pausa dalle attività sportive, e si concesse del tempo per sé   stessa. Iniziò a esplorare nuovi interessi, e a riallacciare rapporti con la sua famiglia e i suoi amici. Durante questo periodo, scoprì di avere una passione per la scrittura, di essere appassionata per la fotografia, e di amare molto anche la natura e l’esplorazione. Queste nuove esperienze la riempirono di soddisfazione e di allegria, in modo diverso da come lo sport può fare.Un passo dopo l’altro, Luisa capì che la sua ossessione per lo sport aveva limitato la sua crescita personale e aveva capito che lo sport aveva limitato le sue amicizie. Cominciò a trovare un equilibrio tra il suo amore per l’attività fisica e il desiderio di esplorare altre dimensioni della vita. Non smise di praticare sport, ma lo fece in modo più bilanciato, dedicandosi anche ad altre passioni. Con il tempo, Luisa si rese conto che la vita è fatta di aspetti diversi, e che concentrarsi solo su uno di essi può portare a limitare la crescita che ognuno di noi deve avere durante il proprio percorso di vita. Venne attratta dall’importanza di trovare un equilibrio tra i diversi desideri e bisogni della sua vita (tra hobby, amici, famiglia e lavoro). Questa scoperta le permise di crescere come persona, e di vivere una vita più appagante. La storia di Luisa ci insegna che la passione per un aspetto della vita, non dovrebbe mai diventare un’ossessione.

(scritta da Anna Talletti)

LA STORIA DI EMMA

C’era una volta una giovane ragazza di nome Emma. Fin dalla sua infanzia, Emma aveva avuto una relazione complicata con il cibo, manifestando una grande preoccupazione per il suo peso e la sua immagine corporea. Nonostante fosse una ragazza intelligente e talentuosa, questi pensieri ossessivi riguardanti il cibo iniziarono a dominare la sua vita. All’inizio, Emma iniziò a limitare le quantità di cibo che mangiava, credendo che meno mangiasse, più sarebbe stata felice e accettata dagli altri. Cominciò a saltare i pasti, dicendo che non aveva fame o che aveva già mangiato. La sua famiglia iniziò a preoccuparsi, ma Emma era brava a nascondere i suoi comportamenti alimentari. Col passare del tempo, l’ossessione di Emma per il cibo divenne sempre più intensa. Iniziò a eliminare interi gruppi di alimenti dalla sua dieta, credendo che fossero “sbagliati” o “fattibili” per il suo corpo. Saltava i pasti regolarmente e faceva esercizio in modo compulsivo, al fine di bruciare più calorie. Si guardava costantemente allo specchio, criticando il suo aspetto e trovando difetti in ogni angolo del suo corpo. I genitori di Emma finalmente si resero conto che la loro figlia stava lottando contro un disturbo alimentare grave e cercarono di aiutarla. La portarono da uno psicologo specializzato in disturbi alimentari, dove Emma iniziò un lungo percorso di terapia e recupero. La terapia fu molto difficile per Emma. Doveva affrontare i suoi pensieri distorti riguardo al cibo e all’immagine corporea, imparando a riconoscere l’importanza di una dieta equilibrata, e di uno stile di vita sano. Aveva bisogno di superare le sue paure e imparare a nutrire il proprio corpo correttamente. Grazie all’aiuto e al sostegno della sua famiglia e del suo terapeuta, Emma iniziò a fare progressi. Imparò a identificare i suoi sentimenti e le sue emozioni senza ricorrere al controllo dell’alimentazione. Scoprì nuovi modi per esprimere la sua creatività e la sua passione per la vita. Ogni giorno era una battaglia per Emma, ma pian piano riuscì a riprendersi. Mediante la terapia e l’amore incondizionato dei suoi cari, riuscì a superare i suoi disturbi alimentari. Imparò ad amare se stessa per quello che era, indipendentemente dal suo aspetto esteriore. Emma decise di condividere la sua storia con gli altri, nella speranza di poter aiutare le persone che combattevano gli stessi demoni. Fece volontariato presso un centro di supporto per i disturbi alimentari, dove poté sostenere gli altri e mostrare che, è sempre possibile trovare una luce in fondo al tunnel. La storia di Emma è un monito su quanto i disturbi alimentari possano influire negativamente sulla vita di una persona. Ma è anche una testimonianza di speranza, e di come la volontà ed il sostegno reciproco possano fare del bene.

(scritta da Anna Talletti)

LA STORIA DI ALICE

Alice è una ragazza di 13 anni che sa di non essere un esempio ; per il suo fabbisogno energetico ha una dieta da seguire, composta perlopiù da legumi, contorni a base di verdure, pasta e pane, ma ovviamente in piccole porzioni, merende abbastanza varie come frutta secca, barrette proteiche, yogurt magro eccetera, ma a scuola, quando è in compagnia dei suoi amici mangia tanto nonostante a casa mangia ciò che la dieta le dice, quando è stanca o semplicemente si annoia consuma tutto ciò che le capita davanti, dal dolce al salato, dalla torta alle patatine e via dicendo. Ogni volta che si guarda allo specchio si ricorda tutto ciò che ha mangiato e si sente tremendamente in colpa. Le sue insicurezze le comportano un abbattimento emotivo, con continui sbalzi d’umore e pensieri fissi. Una parte del proprio sé vorrebbe distaccarsi dal cibo, ed un’altra parte invece ne è continuamente ossessionata. La sua giornata inizia alle 6:50 e la sua colazione è varia, di solito è costituita da latte e biscotti, qualche volta le capita di mangiare una merendina o spesso nulla. A pranzo mangia quasi sempre ciò che le dice la dieta quindi, 50 grammi di pasta con i legumi, contorno di verdure e 1 frutto a piacere, per merenda è solita mangiare “schifezze” come patatine gelati eccetera, a cena infine si lascia andare e le capita di esagerare con il pane e la pasta, mangia senza pensare a un domani. Il suo comportamento determina in lei un senso di colpa, ed il suo unico pensiero sarà solo sprofondare in lacrime sul suo cuscino. Il lunedì, il mercoledì e il venerdì va in palestra. Lo sport è uno sfogo per lei, mette le cuffie e la mente improvvisamente le si svuota. La crescita adolescenziale e i suoi continui sbalzi d’umore non la aiutano ad imparare ad amarsi, non riusciva in nessun modo a vedersi bella come le altre ragazzine della sua età Tutto cambiò quando Alice toccò il fondo: rimase tutta la notte a mangiare biscotti, patatine, crackers salati eccetera. Quella notte fu orrenda, Alice non riusciva a staccarsi dal cibo, il suo peggior nemico. Il giorno dopo, con gli occhi rossi per la notte passata immersa nel cibo e lacrime, decise di rivolgersi ad un esperto nutrizionista in modo da riuscire a rivoluzionare il suo rapporto con l’alimentazione, in modo da vedersi bella e da sentirsi in grado di affrontare tutte le sfide della vita. Decide di continuare la palestra, riorganizza la sua giornata e trova un’amica in palestra di nome Giada con cui Alice condivide il suo percorso di rinascita. Loro decidono di stabilirsi delle “Regole Alimentari” come le chiamano loro, in cui si dice che in tutta la settimana devono rispettare la dieta e fare esercizi in modo equilibrato, mentre il sabato è il “Free day” cioè il giorno in cui si concedono un’eccezione, dove possono mangiare cibi un po’ meno salutari rispetto a ciò che mangiano durante la settimana. Qualche mese dopo Alice, in poco tempo, riesce a trovare un buon rapporto con il cibo, il suo nutrizionista è riuscito a farle capire l’importanza di avere un buon rapporto con il cibo, e di come esso possa influenzare le sue emozioni e i suoi comportamenti. In questo modo Alice riuscì a trovare la vera gioia ed imparò a vivere la sua vita senza dover per forza contare le calorie.

(scritta da Denise Mugione)

LA STORIA DI UN TACCHINO

“Anche se non mangio per un giorno che male mi potrà fare, al massimo perderò qualche chiletto”. 

Questo è quello che ho pensato al primo pasto che ho saltato. Inutile dire che alla fine la situazione è peggiorata e non mangio cibo vero da quasi un mese. Sono ricoverato in ospedale, e anche se parlo così non me la passo così bene. Tutto è iniziato quando fuori scuola era diventata un’abitudine per i ragazzi più grandi chiamarmi ‘maiale’ oppure ‘ciccione’. Non che fossi così grasso, né che mi importasse cosa la gente pensasse di me. Però ad un certo punto avevo iniziato a pensare che ‘il problema’ fossi io. Non so come poi mi sia convinto di ciò, ma sta di fatto che dopo una settimana o due ho smesso completamente di mangiare. Mia madre e mio padre non sono mai stati molto presenti nella mia vita, sono sempre molto impegnati per lavoro, e spesso passano mesi senza che io li veda.  Il primo giorno di digiuno i miei genitori erano dovuti partire per un impegno urgente, ed io sarei dovuto andare da mia nonna, se non fosse che proprio quel giorno mia nonna cadde, si ruppe una gamba, e data la sua età un po’ avanzata al momento non si è ancora ripresa. Quel giorno, un po’ per la poca voglia di cucinare, e un po’ pensando a quello che mi dicevano, non ho mangiato. Da quel momento in poi la situazione poteva andare solo peggiorando. Il primo giorno ero abbastanza tentato dalle merendine che avevo in casa, ma già dal secondo giorno senza mangiare non avevo più appetito. Tutto è poi degenerato dopo una settimana che non toccavo cibo. Ricordo molto bene quel giorno. Era un giorno scolastico; quella mattina mi ero già svegliato un po’ stordito, ma ero consapevole del fatto che era quasi una settimana che non mangiavo. Ero andato a scuola come al solito, e come tutti giorni mi ero seduto al mio posto. Avevo tranquillamente superato metà della giornata, ma subito dopo il suono della campanella, durante il cambio d’ora, avevo sbattuto la testa sul banco. Non ricordo nient’altro di quel giorno di scuola. Quando ho ripreso conoscenza ero in ospedale. Non mi dissero granchè, solo che avevo avuto un calo di zuccheri. Da come ne parlavano probabilmente pensavano fosse dovuto alle temperature che si stavano alzando, o almeno credo. Dopo alcune raccomandazioni da parte dei medici mi avevano mandato a casa. Ricordo che quel giorno, tornato nel piccolo appartamentino dove vivevo, mi ero buttato sul letto e mi ero svegliato direttamente il giorno dopo. Quello era stato l’ultimo campanello d’allarme che potevo cogliere; adesso non si poteva più tornare indietro. Ricordo che qualche giorno dopo l’accaduto avevo deciso di pesarmi per vedere quanti chili avevo perso, anche se era evidente che il mio peso si era abbassato di molto. Solo dopo essermi reso conto di quanto poco ero arrivato a pesare ero riuscito a prendere una decisione. Aver visto in modo diretto quanto pesavo mi aveva stordito, ma al momento questa non era la preoccupazione principale. Arrivato in ospedale non ce la facevo più. Ci ero andato a piedi e per una persona che non mangia da settimane sforzarsi così tanto fa tutto tranne che bene. Come mi ero immaginato appena messo piede nell’edificio ero sbattuto a terra. Da lì poi tutto è iniziati. Mi hanno ricoverato quasi una settimana fa. Al momento continuo a non mangiare, ma sento che sto riuscendo ad avere qualche risultato. Sto anche vedendo una psicologa. In questo periodo un po’ particolare sono stato anche molto solo. I miei non si sono fatti sentire nemmeno al telefono, non ho amici, né tanto meno parenti che possono farmi visita e tenermi compagnia. La psicologa dice che è anche per questo che continuo a non avere appetito. Non so quanto ci vorrà per guarire, ma so per certo che ce la metterò tutta.

(storia scritta da Francesca Vangone)

LA STORIA DI SABRINA

14:34

Caro diario,

Sono stanca di sentire ogni giorno sempre gli stessi insulti perciò ho deciso di cambiare.

17:50

Caro diario,

Ho fatto 30 squat, 60 flessioni e non ho fatto merenda. Sento che cambierò un giorno e sarò bella come ognuna di loro.

20:46

Caro diario,

stasera mi sento strana. Non ho cenato e questo è un grande passo. Resisterò. Avrò un fisico perfetto e non sarò più giudicata.

Tre giorni dopo…

12:40

Caro diario,

oggi non sono andata a scuola e ho continuato ad allenarmi da quando mi sono svegliata. Sono stanca e affamata. Non ho mangiato per tre giorni ma ho perso 3kg. Non mi arrenderò.

17:30

Caro diario,

Sono tornata dalla palestra dove ero svenuta e purtroppo ho dovuto mangiare; quindi, ho dovuto annullare il progetto di dimagrimento.

Tre anni dopo

Caro diario…

Ora ho 17 anni e ho finalmente capito che quegli insulti erano solo parole… parole che rimarranno indietro per sempre. Il mio corpo è un dono di Dio, un dono bellissimo e insostituibile.

(storia scritta da Sabrina Criscuolo)

 

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