I pazienti trattati per Covid-19 hanno un aumentato rischio di aritmie

Lo afferma un nuovo studio condotto in Italia, dal dottor Saverio Iacopino, coordinatore di Aritmologia del Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna). Lo studio, condotto sui pazienti Covid ricoverati nell’ospedale romagnolo tra il primo e il 26 di aprile, si è concentrato sull’incidenza di problematiche del ritmo cardiaco legate all’assunzione di terapie o come conseguenza diretta del Sars-Cov2. I pazienti – spiega il ricercatore – mostrano un aumentato rischio di aritmie e anche farmaci usati, come azitromicina o idrossiclorochina, possono allungare il tempo di recupero dei ventricoli del cuore tra una prima contrazione e la successiva. Un parametro, quest’ultimo, che si indica come QT. Nessuno dei pazienti, a distanza di 6 mesi, ha riscontrato una necessità di intervento. Alcuni sono però tuttora seguiti attraverso un registratore impiantato sottopelle che consente di verificare se l’aritmia era una problematica momentanea.

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