Abusivismo in fisioterapia: pensionata denunciata a Curinga

Nel corso di una perquisizione a Curinga (CZ), i Carabinieri della Compagnia di Girifalco, supportati dai Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (N.A.S.) di Catanzaro, hanno deferito in stato di libertà una pensionata curinghese alla competente Autorità Giudiziaria lametina per esercizio abusivo della professione sanitaria in fisioterapia. I Carabinieri hanno rinvenuto e posto sotto sequestro apparecchiature elettromedicali e prodotti medicinali, con i quali la donna avrebbe indebitamente assistito clienti del posto e dei paesi limitrofi.

La donna pur essendo sprovvista di adeguati titoli abilitativi e iscrizione all’albo professionale (TSRM) è ritenuta responsabile di aver condotto presso la propria abitazione attività di fisioterapia.

L’art. 12 della legge sostituisce l’art. 348 c.p., Esercizio abusivo di una professione, aumentandone notevolmente le pene previste:

1. Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 10.000 a euro 50.000.

2. La condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e, nel caso in cui il soggetto che ha commesso il reato eserciti regolarmente una professione o attività, la trasmissione della sentenza medesima al competente Ordine, albo o registro ai fini dell’applicazione dell’interdizione da uno a tre anni dalla professione o attività regolarmente esercitata.

3. Si applica la pena della reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 15.000 a euro 75.000 nei confronti del professionista che ha determinato altri a commettere il reato di cui al primo comma ovvero ha diretto l’attività’ delle persone che sono concorse nel reato medesimo.

La medesima condotta è punita anche nell’ipotesi di esercizio di un’arte ausiliaria delle professioni sanitarie, in questo caso la pena prevista è quella della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.500 a euro 7.500 (art. 141, comma 1, T.U. leggi sanitarie).

Infine si disciplina che i beni immobili confiscati, in quanto utilizzati per la commissione del reato di esercizio abusivo della professione sanitaria, «sono trasferiti al patrimonio del comune ove l’immobile è sito, per essere destinati a finalità sociali e assistenziali» (art. 86-ter disp. att. c.p.p.)

 

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