Studenti, stress e pet therapy 

Pierangelo Valaperta ~ Dottore in Psicologia Clinica e delle Riabilitazioni

Pubblicazione – ANNO 3 N.28 OTTOBRE 2020 – ISSN: 2612/4947

Il termine stress descrive, sia la complessa reazione che avviene a livello neurofisiologico nell’organismo, sia i fattori interni ed esterni che la causano. Per meglio comprendere la reazione di stress e le sue cause è opportuno considerare i mediatori biologici implicati tra qui il cortisolo. Si tratta di un ormone steroideo secreto dalle ghiandole surrenali, che durante la risposta stressante tendono ad aumentarne la produzione, poiché esso è in grado di aumentare la funzionalità dell’organismo, contribuendo quindi a generare lo stato di attivazione fisiologica caratteristico.

Il cortisolo, tuttavia, sul lungo periodo può avere conseguenze negative sull’organismo, rendendo ad esempio meno efficace la risposta del sistema immunitario con possibile incremento della pressione cardiaca e induzione a un umore depresso, il quale quest’ ultimo a sua volta impedisce alla persona di attivare risorse psicologiche positive per fronteggiare la pressione ambientale, generando così un circolo vizioso.

Una categoria soggetta sempre maggiormente allo sviluppo dello stress sono gli studenti universitari, specialmente durante gli ultimi anni di specializzazione. Uno studio del 2018 condotto su 131 studenti, si è focalizzato sui livelli di stress e sull’effetto di un intervento di 15 minuti di pet-therapy condotto tramite un gruppo di cani. In questo caso, i livelli di stress sono stati analizzati tramite il livello di cortisolo e strumenti di valutazione dei livelli di ansia, frequentemente associata ai sintomi di stress. E’stata osservata negli studenti una riduzione significativa dei sintomi di stress successivamente l’interazione con i cani, con un parallelo abbassamento dei sintomi di ansia e dei livelli di cortisolo. In ogni caso, questo risultato ha evidenziato come un intervento breve e relativamente poco costoso, possa favorire un miglioramento nella popolazione universitaria, che sperimenta un quotidiano stress cognitivo dovuto ai ritmi di studio e alla preparazione degli esami. 

 Pendry conduce un ‘altra ricerca su 249 studenti, divisi in quattro gruppi analizzando i livelli di cortisolo salivare pre/post-intervento (sessione di 10 minuti in compagnia di cani). Il primo era invitato ad accarezzare (petting) gli animali, il secondo era chiamato a osservare il primo gruppo mentre interagiva con gli animali, al terzo venivano mostrate delle immagini degli stessi animali mentre il quarto costituiva il gruppo di controllo, che non ha interagito né osservato in alcun modo gli animali. Il risultato riscontava che maggiore era la prossimità e l’interazione con l’animale minore era il livello di cortisolo registrato. 

E’ chiaro quindi che l’animale fornisce un importante contributo sia nella prevenzione che nella modulazione dello stress, perché è in grado di stimolare l’individuazione di strategie di coping più funzionali attraverso una riconfigurazione dello stato emotivo della persona. In questo modo, essa interviene non solo sull’aspetto fisiologico, ma anche su quello psicologico, che come si è visto costituisce il principale fattore di regolazione e attivazione dello stress negli esseri umani. 

Un ulteriore aspetto da approfondire in studi futuri sono gli effetti degli interventi su diverse popolazioni cliniche, poiché, a seconda del disturbo in esame, le risposte dei partecipanti all’interazione con l’animale potrebbero variare, occorre inoltre  considerare anche la tipologia di stress e l’intensità dei livelli di cortisolo preintervento, poiché sarebbe importante capire l’effetto della pet-therapy su partecipanti che presentano elevati livelli di cortisolo, dovuti ad esempio a condizioni di stress cronico. 

In sintesi la pet therapy legata allo stress è un potente strumento terapeutico, alla portata di tutti e di ridotto costo di cui ancora non conosciamo la completa potenzialità applicativa.

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